Lamento o gratitudine?



Oggi mi sento consapevolmente al bivio, come "L'Innamorato" dei tarocchi. 
Resto nel lamento o do forza alla gratitudine?
Per molti non c'è gara e decisamente sceglierebbero, come per tanto tempo ho fatto io, il lamentarsi.
Fare un po' "la petola" come direbbero nell'amabile veneto, oppure o'lamentuse nella mia amata Napoli.
Passare alla gratitudine è un atto di coraggio, che per molti, come me, è qualcosa che potrebbe essere assimilabile al salire sul più alto grattacielo del mondo e farsi un giro sul tetto senza protezioni. Ora, io non voglio dire che sono stato per 48 anni un ingrato, non sarebbe vero, ma sicuramente giocare inconsapevolmente con la vita a recriminare contro:
"I raccomandati, i politici che ci affamano, i dirigenti per cui ho lavorato, perché si sono comportati molto male con me, tutto il mondo che ci è intorno....", non è il modo giusto per celebrare la bellezza della vita che ho vissuto e che ho davanti a me!
Ieri ho avuto modo di accogliere, grazie ad una imbeccata della mia dolce metà, questo importante spunto di riflessione: "Dalle difficoltà si ha più da imparare, che dalla ricerca di una vita apparentemente tranquilla".
Non sto dicendo ovviamente che bisogna rincorrere i problemi, ma che è necessario essere grati per la strada che la vita ci chiede di percorrere, per andare verso i nostri desideri. E sicuramente questa esperienza, ci insegnerà tutto quello che ci manca di conoscere, per accogliere i doni che abbiamo richiesto.
Se lo vediamo come un viaggio impossibile, quello diventerà, perché per arrivare a destinazione, la cosa più importante è diventare grati per questo viaggio.
Senza la gratitudine di ciò che stiamo imparando, non saremo mai pronti a ricevere i regali che desideriamo.
E sì, può essere faticoso a volte, ma il respiro della gratitudine è quello che ci mette le ali.
Quando si passa attraverso il lamento, ogni passo diventa una zavorra e se non imparo a ringraziare quel peso, mai lo potrò lasciare andare.
Mo mi direte: tu sei fortunato perché hai accanto a te anime speciali, che ti aiutano a fare chiarezza. E certo che è così!
Ma te ne accorgi, perché se apri la strada al grazie, quello ti toglie il velo dagli occhi e così cominci a capire la differenza tra affondare e volare.
Ora io non è che ci ho capito ancora tutto, ma questa sensazione che stamattina appena sveglio mi ha fatto dire: "Vuoi continuare a lamentarti o vuoi essere grato per quello che stai vivendo?", mi ha dato un sapore nuovo, un gusto diverso e più ricco a partire già dal caffè che la mia macchinetta speciale mi ha regalato e al caffè e allo zucchero che la dispensa di mamma e papà quando sto da loro, mi fornisce con tanta amorevole accoglienza.
Ora vi lascio e spero che anche voi questa mattina possiate aver gustato un caffè con questa gioia e se non è capitato oggi, vi auguro di farlo al prossimo caffè.
PS. Va bene anche, con il thè, l'orzo, ma pure cu nu bicchiere d'acqua! 

 


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Scrivere mi permette di mettermi in ascolto, di collegarmi alle storie che hanno il desiderio di essere raccontate. Esserne tramite è una gioia difficile da spiegare, anche per uno che di mestiere fa il comunicatore. Entra ad assaporare questo viaggio.