Oggi mi chiedevo: Se io divento ricco e di successo, spinto da una ferita da umiliazione, quanto questa ricchezza e questo successo mi renderà anche felice?
Mentre mi stavo ponendo questo arcano, che mi avrebbe sicuramente portato ad una risposta forse troppo cervellotica, ecco che Madonna Incostanza con il suo fluire leggiadro, appoggia la sua mano destra con delicatezza sulla mia intenta a prendere nota sul cellulare, attirando la mia attenzione in un tempo assolutamente repentino e mi dice: "Diventare ricchi deve essere davvero divertente, forse quanto lo scegliere di diventare povero".
Come sempre preso in contropiede le chiedo: "Un attimo, non credo sia la stessa cosa! O no?".
Lei osservando la fontana al centro della piazza mi risponde: "Non c'è differenza se ciò che si desidera si realizza. Certo i presupposti che la tua domanda iniziale pongono, di sicuro spostano l'attenzione su un desiderio alimentato da una rivalsa, che nasce ed è nutrito da una forte sofferenza e qui, gli estremi di un desiderio voluto non ci sono e quindi viene a mancare il principio di felicità .
La gioia e la felicita devi sapere mio affezionato amico, non possono costruirsi, ma arrivano. Le incontri viaggiando alla scoperta di strade in cui la tua ricerca si nutre di occasioni. Se ti ritrovi a rincorrere bisogni di rivalsa, che nascondono dolori, per quanto potrebbero portarti ciò che desideri, potresti sentire quell'amaro in bocca di chi si ritrova a mangiare qualcosa di appetitoso, ma che non è di suo gusto. Quindi io sento che è importante non ricercare ciò che ci sentiamo obbligati a perseguire, trovando il tempo per chiederci se le azioni e le ricerche che stiamo portando nel nostro mondo, sono davvero alimentate da ciò che ci fa sentire vivi e pronti ad accogliere la felicità e la gioia".
Ora sono io che osservando il fluire dell'acqua dai leoni della fontana circolare di questa piazza le chiedo: "Ma come si fa ad accorgersi se sto agendo spinto da una sofferenza o se lo faccio in armonia?"
Lei mi guarda e con una profonda dolcezza, mi sorride e subito i suoi occhi mi rispondono senza parlarmi. Nella mia testa inizia a prendere forma una melodia, accompagnata da versi che recitano cosi:
Il fluire del tempo passato è acqua che scorrendo non nutre più.
Ti passa attraversando e scivolando il suo respiro dà forza al nulla che non ha vita.
Un padre violento o una madre fredda negli abbracci, puoi scegliere se lasciarli ancora vivere dei loro dolori o liberarli da quel giogo che può affondare la tua nave, diretta verso l'isola felice che ti aspetta, accogliente.
Se è il sorriso, la reazione al tuo fare, lascia che continui ad espandere la sua luce in tutto il corpo e danza di questa melodia dal ritmo vitale.
Più ne avrai, più saprai come essere ciò che ti fa brillare.
E intanto l'acqua dalle bocche dei leoni continua nel suo fluire.