Riconoscimento: riconosci o menti?


 

Riconoscimento riconosci o menti?

Spesso mi capita di fare questi giochetti con le parole, è un qualcosa che va al di là della linguistica o dell’etimologia. Al di là della possibile base linguistica o scientifica, con questa parola ci sto facendo i conti in questi giorni.
Poco fa, mentre mi lavavo le mani in bagno è balzata fuori nella mia testa in questa forma:
“Riconosci-Mento”.
Come se fosse una domanda, ti riconosci o continui a mentirti?
Se ti riconosci in qualche modo esci fuori dalla menzogna che siano gli altri a farlo.
Se gli altri ti riconoscono, lo fanno solo in funzione di ciò che hanno sempre pensato di te o in base a quello che il loro sentire ti rende giusto o sbagliato?
Tu sei ciò che senti di essere o quello che gli altri ti hanno detto che sei?
Probabilmente è funzionale per un po’ di tempo essere quello che gli altri pensano che tu sia, perché sé in questo mondo funziona così, avrà sicuramente il suo scopo.
Ma quando questo scopo perde la sua utilità?
E la sua utilità, serve se il sentirti soffocato dalle leggi esterne poi ti conceda di liberartene? Può questo permetterti di osservare il mondo con occhi più affini a quello che veramente sei?
Se ogni anima si incarna in questa vita per evolvere, questo sicuramente è uno dei modi migliori, scegli cosa vuoi imparare e per farlo ti concedi di immergerti in una realtà che in ogni modo ti contrasti, fino al momento in cui senti che non ti va più bene e tra le possibili scelte, forse la più potente è quella di avere il coraggio di toglierti i vestiti che ti sono stati messi addosso e iniziare a camminare nudo fino a quando non ti rivesti di ciò che ti è più affine e tuo.
Il richiamo a San Francesco qui è forte e chiaro, restituisco al padre quello che è suo e che non calza più con ciò che sento di essere ora.
È una delle cose più difficili e complesse, prendere consapevolezza che coloro che ci hanno amato e ci amano, ci aiutano in modo vario a fare questo passaggio anche grazie alle loro paure. Le loro leggi nate dalle loro sofferenze per liberarsi, oppure per restare prigionieri delle leggi degli altri a loro volta. 
Forse l’atto di amore più grande è ringraziare chi ci ha vestito, concedendoci la possibilità di darci il permesso di spogliarci, ma non è un passaggio naturale. Si devono fare i conti con la rabbia, la frustrazione, il dolore, il risentimento e tutto passa attraverso questa parola: “RICONOSCIMENTO”.

Fino a quando non lo si stacca, facendo in modo che ci riconosciamo senza più mentirci sulle responsabilità, tutto sarà in salita e doloroso.
Se io riconosco il mio cammino, so quali passi ho fatto e il perché la vita mi ha concesso di camminare con chi ho scelto di vivere. Mi accorgo che sono stato per tanto tempo arrabbiato, solo e soltanto con me, aspettando che dall’esterno mi arrivasse la possibilità di capire chi sono e cosa mi renda felice.
Possiamo scegliere di comunicare all’esterno per quello che siamo, per quello che pensiamo o per quello che abbiamo creduto di essere e questo determina in modo potente il nostro mondo.
Quando il tuo respiro si apre riconoscendoti per quello che sei, ti accorgi di quanto sei più leggero e libero, ma questo non può essere inculcato agli altri, gli altri possono solo essere toccati dal tuo cuore che in questo caso inizia a comunicare con meno filtri.
Meno filtri e veli hai, più comunichi chi sei al di là delle parole.
Questo viaggio di riscoperta è davvero un viaggio intenso. Mi sono detto spesso: “Ma chi me lo ha fatto fare?”, e oggi mi rispondo: “Io”.
L’ho scelto io, perché voglio vivere la vita come protagonista, ascoltando e amando per quello che sono. Oggi so che gli amici che ho perso per strada, li amo più di prima, perché hanno aperto le porta ai nuovi che arriveranno, che mi concederanno di amare e allargare questo amore e lo stesso vale per tutti i cuori che mi toccheranno e a cui in qualche modo arriverò.
È un’onda che non può fermare il suo movimento.

Riscoprire sé stessi è l’energia che spazza ogni menzogna e dove arriva la verità del cuore, si costruiscono città di bellezza.

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Scrivere mi permette di mettermi in ascolto, di collegarmi alle storie che hanno il desiderio di essere raccontate. Esserne tramite è una gioia difficile da spiegare, anche per uno che di mestiere fa il comunicatore. Entra ad assaporare questo viaggio.