In un conflitto tra due adulti, sono veramente in conflitto i grandi o i due bambini feriti?

 

Oggi un amico mi ha inviato questa foto e per istinto ci ho subito associato sotto l’arcano 13 dei tarocchi.

Il 13 mi ha spostato l’attenzione sullo scheletro che con la falce taglia le teste di un re e una regina.
Il messaggio che mi ha trasmesso è stato: è ora di far cadere le teste di chi finora ha regnato nei nostri pensieri, dettando legge e allontanandoci dal nostro cuore.

C’è una legge nei tarocchi che dice che se un simbolo ritorna per più volte sta ponendo l’attenzione su qualcosa di veramente importante e in quella foto il 13 compare 3 volte.
Il 13 è l’energia di trasformazione da uno stato in cui subiamo, in uno in cui decidiamo di prenderci la responsabilità di andare oltre una situazione dolorosa, prendendoci la responsabilità anche delle nostre azioni.
Un rinnovamento verso un ampliamento del nostro sentire.

Detto questo mi potreste dire: “Bene cosa c’entrano i bambini?”

Io penso che c’entrino molto in questo discorso, sì perché quello che quell’immagine con tanti 13 mi ha risvegliato, è stato un pensiero che si è manifestato attraverso una domanda:
la guerra che viviamo intorno, i conflitti che spesso grandi o piccoli si presentano nella nostra vita verso altre persone nascono dall’altro o le stiamo vivendo dentro di noi?
Chi effettivamente sta combattendo, l’adulto o il suo bambino interiore arrabbiato?

Scusate se le domande sono passate a due, ma spesso mi succede così, quindi adesso provando ad andare con ordine vi dico quello che ho sentito provando a rispondere a tutte queste domande:

Quando siamo arrabbiati verso qualcuno, potrebbe essere utile chiederci se stiamo davvero litigando con l’altro o con una parte di noi che sta vivendo una sofferenza interiore e se l’altro ce lo sta solo mostrando.
Se per un attimo ci fermassimo e guardassimo l’altro e noi stessi come due bambini che stanno litigando, potrebbe diventare interessante capire perché questi due bambini lo stanno facendo, e se per caso il loro arrabbiarsi è frutto di una serie di leggi e imposizioni che siano venute dai loro genitori e dai contesti in cui si sono ritrovati a vivere.
Cerco di spiegarmi meglio: se questa contesa tra adulti fosse soltanto un litigio risvegliato da una sofferenza, un’ingiustizia, un abuso o solo un’incomprensione vissuta nell’infanzia, il solo litigare con l’altro, senza andare a vedere come poter aiutare la nostra parte fanciulla ferita, non porterà mai ad appianare questo tipo di sofferenze neanche da adulti. E da adulti sappiamo bene che imporre ai bambini qualcosa con la forza non porta mai ad avere un vero dialogo con loro, quindi se ad un bambino invece di parlargli e insieme cercare di capire, gli si impone qualcosa con la violenza, non si arriva ad aiutarlo a crescere veramente.

Da questa constatazione ho compreso che le teste che l’arcano 13 ha tagliato rappresentano in realtà i pensieri non nostri, ma quelli a cui abbiamo dato potere nella nostra vita, sono teste con le corone, quindi sono quelle che hanno dettato legge, che hanno cercato di imporci un viaggio, dal quale ora possiamo liberarci, andando a sentire e a percepire il nostro vero punto di vista, un far cadere le maschere per accogliere la nostra vera natura.

Ciò che penso è che durante una guerra, una gara, un litigio non ci può essere mai veramente un vincitore, perché se si cerca di vincere sull’altro, spinti dal desiderio ossessivo di rivalsa, si crea sempre una sofferenza.
Variare il punto di vista, andando a vedere cosa ci spinge a metterci in una posizione di guerra, ci permette di trovare il modo di portare la pace dentro il nostro sentire, comprendendo gli eventi che l’hanno scatenata, risolverli e riequilibrare il proprio vissuto, accogliendo la pace. E grazie a questa, riuscire a trovare con l’altro una strada che con la rabbia non vedevamo, ma che potrebbe condurre ad una pace che apra uno scenario nuovo in cui si vince insieme, in cui ciò che di nuovo arriva è ricchezza per entrambi.

Riuscire a trovare un dialogo con il bambino o la bambina che siamo stati, ci permette di andare a vedere gli eventi dolorosi con occhi nuovi.
L’adulto amorevole sa come dialogare con un bambino ferito e sa come dargli tutto il sostegno possibile per mostrare la sua vera natura, al di là di ciò che il mondo esterno gli ha chiesto di essere.
Nessuna guerra esiste fuori di noi, se non è lo specchio di ciò che viviamo dentro. Chi combatte dentro di noi sono sempre le maschere delle sofferenze vissute. Quando riusciamo a farle cadere, ciò che ci accoglie è la bellezza di quello che siamo profondamente e che possiamo mostrare nel nostro mondo e in questo, le guerre non esistono: quando uomini e donne si parlano per ciò che sono, non esiste conflitto.

Che la pace sia quindi il più profondo messaggio di amore che dedichiamo a noi stessi.

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Scrivere mi permette di mettermi in ascolto, di collegarmi alle storie che hanno il desiderio di essere raccontate. Esserne tramite è una gioia difficile da spiegare, anche per uno che di mestiere fa il comunicatore. Entra ad assaporare questo viaggio.